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Tale obiettivo richiede lo sforzo congiunto di tutti gli attori del sistema agroalimentare, ed in primis delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni, del mondo della ricerca e dei consumatori.
Sono indispensabili, in particolare, investimenti pubblici nelle infrastrutture logistiche, idriche e digitali, nell’educazione alimentare e nel rendere più facile l’accesso delle imprese al sistema della ricerca e dell’innovazione. Altrettanto importante è l’affermazione di modelli di consumo responsabile e di stili di vita attivi, con una particolare attenzione alla fascia d’età giovanile e ai temi della sostenibilità, anche per contrastare la diffusione dell’obesità.
La qualità delle produzioni e della cucina italiana, l’attenzione ai principi della Dieta Mediterranea, le esperienze innovative in materia di filiere corte e lunghe e i molti progressi in materia di sostenibilità realizzati dalle imprese del settore in questi ultimi anni vanno sicuramente già nella direzione giusta, pur in presenza di criticità inerenti al degrado dei suoli e alla frammentazione delle imprese.
Le positive relazioni tra tutti gli attori della filiera agroalimentare permettono di avere prodotti di qualità, freschi e garantiti, a prezzi competitivi, obiettivi supportati anche da innovativi meccanismi di collaborazione dei produttori e dei trasformatori con la distribuzione, attraverso campagne di valorizzazione dei prodotti tipici e la promozione di stili di vita sostenibili.
A testimonianza della qualità delle produzioni alimentari, in Italia si registra una delle più alte aspettative di vita al mondo e, con 313 prodotti DOP, IGP e STG e 526 vini DOCG, DOC e IGT, il Paese è leader europeo per prodotti a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea.
Sugli aspetti nutrizionali, l’impegno dell’industria alimentare e della distribuzione moderna, con i propri MDD (Marchio del Distributore), per una corretta alimentazione, ha visto la riformulazione di migliaia di prodotti, con la riduzione di grassi, grassi saturi, zucchero e sale e l’incremento di fibra, nonché lo sviluppo di linee di prodotto in cui è stata ridotta la quantità unitaria e la densità energetica. L’impegno alla promozione di stili di vita salutari da parte dell’industria alimentare e della distribuzione, è di fatto continuo e costante, con rilevanti risorse investite ogni anno, oltreché nella riformulazione e porzionamento, anche nell’autodisciplina pubblicitaria e promozionale, nelle campagne di educazione alimentare, promozione dell’attività fisica ed etichettatura nutrizionale
Per quanto concerne gli aspetti ambientali, il Sistema Agroalimentare italiano emette il 25% delle emissioni nazionali di gas serra, contro il 30% della media europea e il 34% a livello globale. Le emissioni del settore agricoltura, pari al 7%, sono calate del 13% rispetto ai valori del 1990.
Il rapporto tra emissioni di gas serra e valore aggiunto è diminuito del 43%, a testimonianza della produttività green.
Anche le riduzioni di uso di fitofarmaci (-20% nel 2010-2017), insetticidi (-50% nel periodo 2007-2016), fertilizzanti chimici (-15% nel periodo 2012-2018), ammoniaca (-6% nel periodo 2005-2017) e l’assenza di residui nel 60% dei prodotti (contro una media europea del 57%) danno testimonianza degli sforzi del settore, grazie al contributo di singole aziende e dei sistemi di filiera.
La superficie agricola a coltivazione biologica interessa il 15,5% del totale nazionale, quasi il doppio della media UE (8%), ed in linea con l’obiettivo della strategia “Farm to Fork” (25%). Con le sue 67.000 imprese attive nel settore, siamo il Paese che ne conta il numero più alto in Europa, arrivando al 22% del totale.
Quanto al settore dell’industria alimentare, secondo settore manifatturiero nazionale, questo si caratterizza per un impatto ambientale relativamente basso e caratterizzato da trend in costante miglioramento. In particolare, secondo i recenti dati del RAEE di ENEA, assorbe circa solo l’11% dei consumi finali di energia di tutta l’industria italiana. Inoltre, confrontando i risultati testimoniati dai Rapporti di sostenibilità delle principali aziende del settore, emerge un risparmio idrico del 21% e una riduzione di emissioni di CO2 pari al 13%. Mentre a livello di spreco alimentare ricordiamo che il settore dell’industria alimentare è responsabile solo del 3% e, se si considerano le cosiddette eccedenze alimentari, si conferma il ruolo virtuoso dell’Industria alimentare, che incide solo per lo 0,4%, di quelle prodotte lungo la filiera.
L’Italia ha infine la leadership europea sui temi della bioeconomia circolare, con esperienze di eccellenza in materia di valorizzazione delle masse biologiche e nell’ottenimento di materie plastiche riciclabili, energia e sostanze nutraceutiche.
A fronte di un percorso già intrapreso, le imprese del nostro Paese sono consapevoli che la dimensione delle sfide ambientali, sociali ed economiche che le nostre società stanno affrontando è tale che ulteriori miglioramenti sono necessari.
Per questo motivo ci uniamo in uno sforzo collettivo, insieme alle istituzioni, il mondo della ricerca e i consumatori, attraverso l’assunzione dei seguenti impegni e delle seguenti responsabilità nei riguardi dell’ambiente e della società, da tradurre in pratiche aziendali e di filiera sempre più virtuose che consentano di conciliare il perseguimento degli Obiettivi di Sostenibilità sociale ed ambientale con le condizioni di equilibrio economico.
A supporto di tali impegni, le imprese e le associazioni di categoria del settore agroalimentare adotteranno metodologie di definizione e rilevazione di obiettivi concreti coerenti con l’attuazione dell’Agenda 2030 e meccanismi di valorizzazione delle migliori pratiche.
Una buona pratica è una strategia, un’attività, un processo, un’innovazione o una soluzione tecnologica, colturale, organizzativa o sociale attuata da una specifica azienda, all'interno di una filiera o nelle relazioni fra diversi attori del sistema agroalimentare, in grado di promuovere in modo innovativo la sostenibilità ambientale, economica e sociale.
La buona pratica rispetta inoltre i criteri di replicabilità e trasferibilità.
Alcuni esempi di buone pratiche sostenibili includono il riutilizzo di acque reflue per l’irrigazione, la coltivazione di nuove varietà di prodotti ortofrutticoli nutrizionalmente più salutari e meno impattanti sull’ambiente, lo sviluppo di strumenti per la conservazione di alimenti deperibili.